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Il perchè di questo blog
Navigando su Internet, nell'era dei Social Network, mi sono imbattuto più e più volte in una citazione di una frase famosa o di un aforisma. Mi sono sempre chiesto cosa ci sia dietro: da questa domanda, nasce questo blog.

mercoledì 18 febbraio 2015

Domine, quo vadis?

"Domine, quo vadis?" (77x56 cm), olio su tavola
realizzato nel 1601 dal pittore italiano
Annibale Carracci ed attualmente conservato
presso la National Gallery di Londra
Nel 64 D.C., l'allora imperatore di Roma Nerone attua il suo progetto di rifacimento architettonico della città eterna. Per far questo, urge demolire la vecchia, sudicia ed "ingombrante" struttura urbanistica. Nerone ha, così, l'idea di appiccare in più punti strategici della città degli incendi. Il legno e la paglia con cui venivano allora costruite gli alloggi e i locali civili, soprattutto dei meno abbienti, fanno il resto.

In pochi minuti, gran parte di Roma brucia; su quelle fiamme, la tradizione storica ci narra di Nerone che canta suonando il suo strumento preferito, la lira.
Di quell'incendio, l'imperatore accusa subito i cristiani, cogliendo in questo modo due piccioni con una fava: coronare il suo sogno architettonico e perseguire i "socialmente pericolosi" cristiani (per la struttura sociale dell'era, ricordo, l'esistenza dei servi era un punto essenziale).

Tra i cristiani in quel momento presenti in Roma vi è anche Pietro, il principe degli Apostoli, che sembra avesse preso dimora lungo la via Appia. La comunità cristiana, allora, temendo per la cattura e l'uccisione della propria guida, ne organizza la fuga proprio attraverso l'Appia, essenziale arteria di comunicazione per l'impero romano ma sufficientemente fuori dal centro abitato da consentire un'agevole allontanamento dei Pietro senza dar nell'occhio.
Allorchè, però, l'apostolo giunge all'incrocio tra la Appia e l'Ardeatina, una persona gli si fa incontro. Folgorato, Pietro riconosce in essa Gesù.

Quo vadis, Domine? (Signore, dove vai?) chiede l'Apostolo
Eo Romam, iterum crucifigi (Vado a Roma, per essere crocifisso nuovamente) gli risponde Gesù.

L'apostolo capisce allora che Gesù, con questo segno, gli chiede di ritornare a Roma e accettare il martirio, e obbedisce. Secondo la tradizione, sarà crocifisso. Chiederà, come "ultimo desiderio" di essere però posto a capo in giù, non sentendosi degno di morire nello stesso modo del Maestro.

Più o meno sul luogo dell'incontro, nei pressi delle catacombe di San Callisto, sorge oggi la chiesetta di Santa Maria in Palmis, meglio nota come chiesa del "Domine quo vadis".

Chiesa di Santa Maria in Palmis, o del "Domine quo vadis", in Roma

Di quell'incontro (di "speciale importanza nella storia di Roma e nella storia della Chiesa", ebbe a dire Papa Giovanni Paolo II nel visitare la chiesa nel 1983) è rimasto un segno visibile ai nostri occhi. Entrando nella chiesetta è possibile subito contemplare, sul pavimento vicino all'ingresso, una pietra con le impronte di due piedi... quelle che Gesù Cristo lasciò nel momento dell'incontro con Pietro.

Oggi, quella esposta nella chiesa del "Domine quo vadis" è una copia; la pietra originaria è ubicata nella vicina basilica di San Sebastiano.

Da notare che, poco più lontano, lungo l'Ardeatina, sorgono le ahimè note "Fosse Ardeatine", dove ebbe luogo il massacro di 335 civili e militari italiani, fucilati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano compiuto da membri dei GAP romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella.


Commento personale

Nel film, come nel libro, l'incontro di Pietro con Gesù lungo l'Appia è stato un po' modificato. Gesù non è un viandante che va incontro a Pietro, camminando in direzione di Roma. Il "quo vadis" viene invece narrato come un dialogo fra l'anziano Pietro ed un giovane Nazario, suo discepolo, strumento in quel momento dello Spirito Santo. Notare il nome del giovinetto: Nazario... ovvero, venuto da Nazareth...

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