Chi ha vissuto
la Prima Repubblica, non può non ricordare questa frase. Il
Fra' è
Franco Evangelisti, braccio destro di Giulio Andreotti all'epoca della Democrazia Cristiana.
Erano gli albori degli anni '80, nel dettaglio
il 28 Febbraio del 1980.
Franco Evangelisti, già sindaco di Alatri, parlamentare di lungo corso, dirigente nazionale DC, appartenente alla "corrente andreottiana" (la ricordate, nel film "
Il Divo"?) ed
al tempo ministro della Marina Mercantile nel Governo Cossiga I, si trova a rilasciare
un'intervista all'allora giornalista de La Repubblica, Paolo Guzzanti (si, lui, il padre di
Corrado,
Sabina e
Caterina).
Qui, racconta di come avesse ricevuto
finanziamenti illeciti da Gaetano Caltagirone, famosissimo imprenditore edile romano ("palazzinaro", si direbbe nella capitale) nonchè cugino di
Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di
Pier Ferdinando Casini.
Un rapporto particolare, evidentemente, quello fra Evangelisti e Caltagirone, perchè,
ad ogni telefonata, l'imprenditore non
rispondeva mica con un "ciao" o un "buongiorno", bensì
con il famoso "A Fra', che te serve?". Il perchè di quello strano saluto è abbastanza chiaro...
Evangelisti fu un precursore. Per la prima volta nella storia repubblicana, si spalancava la scena su finanziamenti illeciti ai
partiti. Un po' l'antipasto, dieci e più anni prima, della arcinota
Tangentopoli.
Le indagini erano partite nel Settembre del 1977. Si appurò che imprenditori e uomini politici erano coinvolti in
finanziamenti illeciti alla
Democrazia Cristiana attraverso l'uso di fondi dell’Istituto di credito
delle Casse di risparmio italiane (
Italcasse). All'avvio delle attività di approfondimento da parte della magistratura seguirono quasi subito le dimissioni dell'allora
direttore dell'Italcasse, il democristiano Giuseppe Arcaini. Vennero
arrestati anche i banchieri Edoardo Calleri di Sala e Giordano
Dell’Amore.
Francesco
e Gaetano Caltagirone, coinvolti nel sistema, furono destinatari di un
mandato di cattura per bancarotta fraudolenta un mese prima, più o meno,
dell'intervista di Evangelisti a
La Repubblica.
Poco prima della sua morte, Evangelisti riferì alla magistratura di un presunto incontro segreto avvenuto fra Giulio Andreotti e il generale dei carabinieri
Carlo Alberto Dalla Chiesa durante il quale i due avrebbero parlato del memoriale completo di
Aldo Moro scritto da quest'ultimo durante la sua prigionia ad opera della
Brigate Rosse, e contenente rivelazioni altamente compromettenti per Andreotti.
Commento personale
I rapporti fra Evangelisti ed Andreotti, fino ad allora davvero strettissimi,
si raffreddarono incredibilmente (c'era da aspettarselo, che ne dite?). Quando, però,
nel 1993 Evangelisti venne ricoverato alla Clinica Quisisana per l'emorragia cerebrale che poi lo stroncò,
Andreotti non si fece attendere. Scrisse Concita de Gregorio, in quei mesi, sulle pagine de
La Repubblica (ancora?!?):
«Giovedì
scorso però, appena si è saputo del ricovero, Andreotti ha varcato il portone della Quisisana, la clinica romana di Ciarrapico dove Evangelisti è entrato già in coma. È arrivato solo, è salito al terzo piano, dopo pochi minuti se ne è andato in silenzio. Per una settimana ha mandato il suo autista a chiedere notizie. Ieri è tornato un attimo, prima che arrivassero i parenti e i giornalisti. “È rimasto pochissimo, il tempo di entrare e scappare”, racconta un'infermiera. Uno dopo l'altro spariscono gli uomini dell'andreottismo, resta solo Andreotti».
Quando si dice: l'amicizia!