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Busto di Seneca (Antikensammlung di Berlino, da un'erma di Seneca e Socrate) |
La locuzione latina, che in italiano può essere resa con "una volta all'anno è lecito impazzire", viene riportata da Sant'Agostino nel suo De civitate Dei (6, 10) (tolerabile est semel anno insanire). Ivi, il santo d'Ippona ci conserva e riporta proprio un passo del dialogo De superstitione di Seneca.
Sempre all'epoca di Roma antica, anche Orazio la fece propria nella sostanza cambiandone la forma: "Dulce est desipere in loco" (trad. è cosa dolce ammattire a tempo opportuno, dai Carm., IV, 13, 28).
La frase di Seneca diviene proverbiale nel Medioevo, allorquando si iniziò a legarla ai riti carnascialeschi precedenti la Quaresima, col senso giustificatorio secondo cui, in un ben definito periodo di ogni anno, tutti sono autorizzati a non rispettare le convenzioni religiose e sociali, a comportarsi quasi come se fossero altre persone.
Oggi, la locuzione viene spesso citata per scusare follie passeggere, e generalmente innocue, proprie o altrui.
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